Tenutosi a Spazio Murat il talk “Metaverso: potenziamento della realtà o fuga da essa?” . Portate alla luce le opportunità ma anche gli aspetti ambigui di questa realtà sempre più vicina a noi
“Parliamo oggi di un fenomeno che non ha ancora preso veramente piede oggi, ma che si riscontrerà nel prossimo futuro. Un qualcosa ancora in divenire”. Con queste parole Sergio Giorgio – co-fondatore di Endymion start-up di realtà aumentata, ed esperto di progettazione e sviluppo di sistemi informatici, realtà virtuale, intelligenza artificiale e innovazione tecnologica – apre la discussione sul Metaverso.
Come ha spiegato Sergio nel talk, la parola Metaverso è diventata la parolina magica che si usa in ogni discussione che riguardi le nuove tecnologie. Molto probabilmente a causa di Mark Zuckerberg, CEO del colosso Facebook, che per annunciare l’impegno della sua società nella creazione di un universo parallelo e del passaggio di nome da FB a META, ha diffuso in rete un suo video all’interno del Metaverso. Inoltre, tale parola viene erroneamente ritenuta e usata come sinonimo di realtà virtuale.
Ciò dimostra che c’è una grande confusione su cosa sia e cosa non sia questo fenomeno.
Ma quindi cos’è realmente il Metaverso?
Durante il talk Sergio ci spiega che di Metaverso non esiste una reale e vera definizione, essendo un fenomeno al momento agli inizi, ma cerca comunque di darci una dritta per farcelo comprendere, e ci illustra un sunto sulle sue caratteristiche:
– il Metaverso è una rete di mondi virtuali aperti e condivisi costituiti da ambienti virtuali 3D: è solo uno ed interconnette più realtà parallele aperte e condivise;
– realtà virtuale non è sinonimo di Metaverso, bensì essa è un mezzo per entrarci;
– gli strumenti principali per accedere al Metaverso sono i visori
– gli utenti, potenzialmente in numero illimitato, sono dotati di avatar digitali con un’ídentitá persistente nel tempo;
– gli utenti possono esplorare i mondi stessi ed interagire con altri utenti sperimentando la stessa realtà in maniera sincrona;
– i cambiamenti che avvengono nei mondi virtuali persistono nel tempo: strutturali, pagamenti, proprietà di beni, transazioni.
Ci dice anche che il termine Metaverso proviene dal mondo della fantascienza: fu coniato nel 1992 da Neal Stephenson, autore del romanzo postcyberpunk “Snow Crash” (quindi non è stato Zuckerberg il primo a usarlo e a diffonderlo). Ci sono diversi film che ne trattano, come il Tagliaerbe di Brett Leonard (1992) e Ready Player One di Steven Spielberg (2018). Quest’ultimo in particolare rappresenta piuttosto fedelmente quello che sarà da qui a 15 anni.
Quindi, parlando in una visione futuristica, un giorno il Metaverso costituirà l’esistenza dell’uomo e la realtà che conosciamo oggi non esisterà più.
Al momento siamo ancora lontani da ciò, ma pian piano ci stiamo avvicinando. Ne sono una dimostrazione alcuni videogame e applicazioni che usano il mezzo della realtà virtuale per essere utilizzate dagli utenti. Queste sono: Second Life, Roblox, Fortnite, Star Atlas, Decentraland, The Sandbox, Horizon Workrooms, Opensea, Bloktopia.
Ma quali sono i vantaggi che ci fornirà?
L’interazione con persone fisicamente distanti da noi ad un livello molto più avanzato dei social d’oggi: si potrà “toccare” l’altro e stare insieme. Il comprare terreni, proprietà, beni e servizi. Lavorare. Fare viaggi. Visitare nuovi mondi a portata di visore. Insomma, si potrà costruire una vita a propria misura.
Ma, se davvero ci darà tutte queste opportunità, ci darà anche altro? forse di più ambiguo?
Purtroppo sì, come ci spiega invece Giada Iodice, psicoterapeuta della Gestalt e Analisi Transazionale.
“Dal punto di vista psicologico – spiega Giada nel talk – il Metaverso ci potrà aiutare nel trattamento delle fobie o dei disturbi post-traumatici da stress. Se penso a come funzionano i neuroni specchio (la parte del cervello che si occupa del movimento) immagino ci sarà qualcosa di interessante nella riabilitazione fisica, perché attraverso la realtà 3D ci saranno delle forme di stimolazione e riabilitazione di tali aree cerebrali”.
“Però – continua – siccome la realtà è duale, l’essere umano è duale, e tutto è fatto di luce e ombra, ci saranno anche una serie d’insidie nel Metaverso (alcune che riscontriamo già oggi col mondo di internet). Infatti, c’è già una parte della comunità scientifica che parla di un suo potenziale distruttivo per la salute pubblica. Perché? Perché il Metaverso fa fuggire l’uomo dalla realtà, dalle difficoltà della vita. Con esso l’uomo non avrà più la voglia e l’abitudine di fare lo sforzo per conquistare le cose. Uno sforzo in realtà indispensabile perché è ciò che gli permette di creare quella abilità di conquistare da sé la propria vita e i propri sogni. Un’abilità che determina la capacità di adattamento, l’autostima e una serie di altre competenze indispensabili per vivere”.
L’uomo quindi sarà meno capace di gestire e tutelare la frustrazione, e ciò causerà azioni incontrollate e violente (omicidi, i femminicidi, le violenze fisiche e psicologiche e così via).
Sarà meno capace di creare tessuto sociale: la facilità di interazione e di trovare spazi protetti all’interno del digitale, daranno meno spinta di upgrade, meno spinta di andare a cercare fuori il proprio spazio e di creare fuori la socialità. Tutto ciò farà sì che l’uomo scomparirà all’interno del mondo che lui stesso ha creato.
Come ci difendiamo perciò da ciò, e come evitare di scomparire?
Giada prova a dare una possibile e sincera risposta:
“Non lo so – risponde – non posso saperlo visto che il Metaverso è qualcosa ancora in divenire. Ma penso, in base ai miei studi e alla mia esperienza come psicoterapeuta, che la miglior difesa sia la consapevolezza.
Il sapere che questo mondo sta arrivando e che ne faremo parte ci permetterà di prepararci per sfruttare a nostro vantaggio le sue potenzialità, e allo stesso tempo rimanere con gli occhi aperti. Abbiamo la responsabilità di conoscere il mondo in cui viviamo, di conoscere i nostri e i suoi limiti, di proteggere i bambini e guidare gli adolescenti (ad esempio imponendo un tempo per usufruire delle tecnologie e un tempo invece per fare esperienze fuori). Ognuno di noi ha il dovere di stare attento, per non rischiare di diventare un fantasma. Potrà essere difficile, come lo è già oggi nel distaccarci dalle tecnologie, ma la consapevolezza e un autocontrollo sano potranno aiutarci a conservare la nostra umanità”.
In conclusione, ciò che emerge dalle parole dei nostri interlocutori e dallo scambio di opinioni che è avvenuto col pubblico durante il talk, è che certamente del Metaverso esisteranno sia aspetti positivi che negativi, ma che starà a ognuno di noi determinare la sua valenza nella nostra vita, scegliendo ogni giorno da che parte stare e quando e come usufruire di esso.