Gli hubbers di Impact Hub Bari raccontano la loro sul tornare nello spazio coworking dopo aver lavorato fuori dai confini italiani. Il risultato è una maggior carica nel lavoro e più voglia di stare in comunità.
Capita spesso per i lavoratori e gli studenti italiani di trascorrere degli anni all’estero per imparare la lingua o per trovare la propria strada. Scelta più che giusta se si vuole crescere professionalmente e/o provare a vivere la quotidianità lontano dalle proprie radici.
Così è stato per molti hubbers presenti in Impact Hub Bari, che per studio o per lavoro, si sono trasferiti fuori dai confini italiani. Trasferimento che gli ha permesso di conoscere nuove realtà, di lavorare a stretto contatto con la propria azienda, e di acquisire competenze personali e professionali che non avrebbero ottenuto in altra maniera.
Eppure, raccontano gli hubbers, arrivati a un certo punto della loro permanenza all’estero, hanno riscontrato la necessità di tornare “a casa” e di lavorare in maniera differente da come erano soliti fare, ovvero senza troppi vincoli e in un ambiente più caloroso e amichevole.
“Sono rientrata in Italia durante la seconda ondata di pandemia. Sono rientrata per il Covid sì, ma anche e soprattutto perché stanca di andare ogni giorno in ufficio e timbrare il cartellino. Avendo una figlia avevo bisogno di meno costrizioni di orari e di più libertà” – ha raccontato Roberta De Palma, hubber di Hub Bari dal 2015, che nel 2017 ha dovuto trasferirsi a Vienna per continuare il suo mestiere presso UNIDO (United Nations Industrial Development Organization), realtà che si occupa di stipulare programmi di green economy per le aziende del Medio Oriente.
“Ho lavorato a Vienna per 3 anni e mezzo e poi sono tornata a Bari. Una volta qui ho cercato un posto adatto a me per lavorare. Dopo essermi guardata un po’ attorno e avendo visitato altri spazi coworking, alla fine ho scelto di tornare in Hub: l’ambiente qui lo trovo estremamente positivo. Non è il classico ufficio grigio, e mi piace molto l’idea di avere uno spazio condiviso con altri lavoratori, dove è possibile parlare, interagire e creare (volendo) altre collaborazioni”.
È più o meno la stessa esperienza che racconta Ivana Calciano, traduttrice di testi inglesi in ambito marketing commerciale.
Ivana, originaria di Matera, racconta di essere stata, per più di 13 anni fra studio e lavoro, in diverse parti d’Europa, e di esser tornata in Italia con l’intenzione di provare a discostarsi un po’ dal suo mestiere e conoscere altre realtà: “Volevo stare a contatto con realtà sul territorio che fossero più giovanili e che mi permettessero di interagire con delle startup. Alla fine ho trovato Impact Hub Bari. Venire in questo spazio coworking mi motiva. Mi piace il movimento di gente che c’è, e apprezzo il lavoro che si fa per mettere in contatto fra loro le persone. È quello che stavo cercando”.
Dello stesso avviso è Gianluca Ameruoso, ingegnere informatico e programmatore di piattaforme Big Data per Infinite Lambda, hubber dal 2021: “Entrato in questa società di consulenza, la quale modalità lavorativa è completamente da remoto, ero convinto che lavorare da casa sarebbe stato il massimo; ma dopo due anni mi sono ricreduto. Mi piace stare in Hub e non tornerei indietro. Adoro il fatto di stare in uno spazio di coworking e l’idea di poter parlare con persone che fanno cose completamente diverse dalle mie. In Hub ho davvero trovato l’ambiente che cercavo”. “Inoltre – racconta Gianluca – ho visitato altri Hub presenti in Italia e all’estero ma, se magari possono essere più strutturati, non hanno la stessa espansività del sud e quella voglia di giusto svago a cui sono caro e a cui volevo tornare. Alla fine ho scelto Hub Bari anche per questo, se no me ne sarei andato a Milano!”
In definitiva, gli hubbers di Impact Hub Bari affermano e testimoniano come il coworking, per la sua flessibilità, sia la soluzione ideale alle loro esigenze; e come lo stare in uno spazio dinamico e attivo, in confronto a un ufficio in casa o in azienda, aiuti a produrre un maggior e miglior profitto. Il giusto equilibrio fra lavoro e socialità permette inoltre di rimettersi a lavoro con più carica, e fa crescere la voglia di voler far parte di un gruppo, di una comunità“.
Gli hubbers sono la dimostrazione che il co-working aiuti effettivamente a conoscere persone/realtà differenti e a fare rete; a scambiare idee ed opinioni (magari anche fuori dagli orari lavorativi) e a creare così collaborazioni, permettendo la crescita personale e professionale.
E tu, che ne pensi del coworking?
Se fai parte di uno spazio collaborativo, magari di un Impact Hub, dicci la tua. Se invece non hai mai provato questa esperienza, allora contattaci per far parte della nostra community!
Impact Hub Bari è sempre pronto ad accogliere nuovi membri come te.
Ti aspettiamo!