COMUNICAZIONE EFFICACE: QUANDO LE PAROLE FANNO LA DIFFERENZA
21 Giugno 2021 - impacthubbari

“L’efficacia della comunicazione sta nella risposta che ottieni” 

Questo è un presupposto della PNL e trovo personalmente che sia meraviglioso. Perché? 

Perché pone la totale responsabilità della comunicazione nelle mani di chi trasmette il messaggio. Questo vuole dire che, se l’interlocutore non riesce a capirci o reagisce in maniera diversa dalle nostre aspettative, significherà che abbiamo usato una modalità di comunicazione “diversamente  funzionale” con quell’interlocutore.

Quindi Lorenzo, mi stai dicendo che è responsabilità mia se l’interlocutore non mi capisce?

Assolutamente si! Permettimi di spiegarti il perché.

Le parole comunicano le nostre idee, le nostre emozioni, convinzioni, e tanto altro.

Il dizionario della lingua italiana conferisce  un significato oggettivo e preciso ad ogni singola parola. 

Ma allora come mai, nonostante tutta questa oggettività, otteniamo risultati diversi ogniqualvolta comunichiamo con persone diverse anche usando lo stesso linguaggio? 

È molto semplice: credere che ci sia una lingua comune è solo un’illusione, così come lo è credere che ci sia una realtà comune! 

Il linguaggio non dipende dal significato ma dipende soprattutto dal significante, cioè dalla soggettività di colui che parla. Ogni parola può avere un significato specifico sul vocabolario, ma questo non preclude che ognuno di noi possa avere un’ interpretazione completamente soggettiva di quel significato.

Facciamo una prova, così da spiegarvi nel dettaglio cosa intendo.

Provate a pensare ad un “albero”, prendetevi qualche secondo…fatto?

Ora, se fossi difronte a tutti voi, vi chiederei a quale albero avete pensato e potrei scommettere che ognuno di voi ha pensato ad un albero diverso. 

Come faccio a dirlo con certezza? 

Perché è uno degli esperimenti che propongo durante i miei corsi per far comprendere il potere straordinario delle parole. 

Ma cosa intendo, esattamente, per “albero diverso”?

Ve lo spiego tra poco.

Ogni qualvolta noi pronunciamo o ascoltiamo una parola, attribuiamo a quella parola una rappresentazione, soggettiva, specifica. Essa può assumere forme diverse a causa delle diverse influenze esterne o interne. 

Per esempio, potreste immaginare un albero specifico in base al territorio nel quale vivete e nel quale è molto diffuso; oppure, potreste immaginare l’albero che produce il vostro frutto preferito e così via. 

Mettiamo il caso che due di voi abbiano pensato allo stesso albero, ad esempio un bellissimo ciliegio. Se vi chiedessi di descrivermi ciò che immaginate, uno di voi potrebbe rappresentarlo in fiore mentre l’altro potrebbe rappresentarlo con rami spogli. Questo dettaglio potrebbe dipendere dal diverso stato emozionale vissuto dalle due persone, in quel momento. Curioso vero? Tutto questo è accaduto dicendovi solo la parola “albero”.

E se vi dicessi invece, “politica”?

Questo è un piccolo assaggio del potere delle parole. 

Ora, permettetemi di condividere con voi uno dei principi fondamentali della comunicazione per usare al meglio questo potere così da ottenere risultati concreti ed efficaci nel momento in cui comunicate con qualcuno. 

Il principio del “Rimprovera il fai e proteggi il sei”

Questa è una strategia comunicativa che funziona benissimo con i  bambini ma per pura curiosità l’ho applicata anche ai miei colleghi e clienti. Risultato? Un cambiamento comportamentale repentino nei miei confronti e soprattutto nel dialogo con se stessi. 

Per farvela capire al meglio vi farò un esempio.

Prendiamo l’affermazione: ” Sei uno stupido”! 

Secondo voi qual è la reazione emotiva e mentale che avrà la persona che riceverà questo messaggio? 

La psicologia afferma che c’è una buona probabilità che la persona giudicata, penserà di “essere” uno stupido e non di “aver fatto” lo stupido. La differenza? E’ enorme! Il verbo “essere” è identitario, si riferisce cioè direttamente alla nostra identità e quindi a ciò che “siamo veramente“. L’identità è qualcosa che viene percepita dal nostro cervello come difficilmente modificabile.

Immaginate anche che questa identità venga attribuita in maniera ripetuta, nel lungo periodo, da una persona per noi importante come un datore di lavoro che stimiamo, un genitore, un partner o un amico. 

Sapreste dirmi quale risonanza avrebbe per noi questo giudizio? Con una buonissima probabilità diverrebbe “vero”!

E invece non è così, possiamo dire che noi abbiamo solo “fatto gli stupidi” e non “siamo stati stupidi“, utilizzando il verbo “fare” al posto del verbo “essere“, svincoliamo l’accusa dall’identità, incolpando quella singola azione in quel momento, senza dare per scontato che si ripresenterà.

Quindi come poter comunicare al meglio in questi casi? 

Utilizzate sempre un giudizio sul comportamento attuato, preservando l’identità in forma positiva. Esempio:

“Sei una persona estremamente intelligente, come mai questa volta hai fatto questo errore?”.

Ricordate che parlare e comunicare sono due azioni diverse. 

Quando “parliamo soltanto”, stiamo solo dando aria ai nostri pensieri che potrebbero essere distorti, incompleti o generalizzati. Mentre quando “comunichiamo”, sappiamo esattamente quale risposta potremmo ottenere dal nostro interlocutore, ponendoci costantemente al di fuori di ogni logica prescrittiva, valutativa o giudicante. Le probabilità di avere una comunicazione efficace, aumentano significativamente perché ci stiamo assumendo la responsabilità di ogni parola che pronunciamo e della reazione che susciteremo.

Insomma possiamo dire che saper comunicare è un arte che ci permette di ottenere risultati concreti, efficaci ed estremamente produttivi, sia su gli altri che su noi stessi. Quindi ricorda sempre che:

L’efficacia della comunicazione sta nella risposta che ottieni”.