Coronavirus: ecco come lo Smart Working può salvarci dal crollo economico
27 Febbraio 2020 - Gigi

Il più grande esperimento di Smart Working mai messo in atto

Lo Smart Working, parimenti definito anche Lavoro Agile, è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro caratterizzata dall’assenza di vincoli orari e spaziali: un modalità di lavoro che aiuta il lavoratore a conciliare tempi di vita e lavoro e a favore la crescita della sua produttività.

 

Dal 18 Febbraio scorso il Coronavirus ha varcato i confini dell’Italia e lo Smart Working nelle aree colpite dall’epidemia è stata la misura adottata da tante realtà italiane per di ridurre al minimo le possibilità di contagio.

Il Coronavirus ha di fatto obbligato molti paesi Europei, e oggi anche l’Italia, al più grande esperimento di Smart Working mai effettuato a livello mondiale.

Come ha sottolineato Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, «Lo Smart Working non può essere la soluzione per “bloccare” l’epidemia ma, con l’impegno di tutti, può rappresentare una misura per ridurre rischi, attenuare disagi e contenere gli enormi danni economici e sociali che questa emergenza rischia di causare. I lavoratori, e soprattutto coloro che sono già Smart Workers, devono restituire il credito di fiducia dimostrando autonomia, impegno e senso di responsabilità».

Grazie a un decreto attuativo approvato d’urgenza è applicabile da subito, anche senza un accordo preventivo con i dipendenti (così come richiede invece la Legge sul lavoro Agile del 2017), anche l’Italia ricorre allo Smart Working come misura per evitare il crollo produttivo ed economico del Paese. In particolare, il decreto attuativo del 23 febbraio 2020 n. 6 – recante le misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2 (è questa la sigla ufficiale che indica il Coronavirus, ndr) che causa la malattia COVID-19 – prevede “la sospensione delle attività lavorative per le imprese […] ad esclusione di quelle che possono essere svolte in modalità domiciliare ovvero in modalità a distanza”.  Come si legge sul testo pubblicato in Gazzetta ufficiale, la decisione è stata presa dalla Presidenza del Consiglio “ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di emanare disposizioni per contrastare l’emergenza epidemiologica da Covid-19, adottando misure di contrasto e contenimento alla diffusione del predetto virus”.

Se è vero quindi che il lavoro Agile non è applicabile in tutti i settori, è parimenti vero che ad oggi risulta a tutti gli effetti essere l’unica modalità che consentirà al nostro Paese, esattamente come già accaduto in Cina, di non andare incontro ad un crollo totale dello sviluppo economico.

In questi ultimi giorni, sono tantissime le aziende che hanno chiesto ai loro dipendenti di lavorare in Smart Working, limitando quindi le trasferte di lavoro, come A2A, Ibm, Intesa San Paolo, Pirelli, Salini Impregilo, PwC, KPMG, Luxottica, Enel, Eni, Saipem, Snam, Vodafone.

Con le scuole chiuse e la raccomandazione di evitare posti affollati, lo Smart Working diventa quindi l’unica opzione possibile. Le aziende che, grazie alla tecnologia, si sono dotate di questa possibilità ora non solo riescono a far fronte all’emergenza più facilmente, ma saranno proprio quelle sulle quali probabilmente si baserà la salvezza della nostra economia.

Ciò che si auspica e che, ad emergenza finita, sempre più aziende adottino misura di Smart Working che ha tra i suoi più grandi benefici l’incremento della produttività dei lavoratori, l’incremento del benessere e del bilanciamento tra lavoro e famiglia.