Teresa Romano: “La creatività, un processo spontaneo”
25 Giugno 2018 - Impact Hub Bari

Fotografa, artista, videomaker, creativa. Hubber da pochissimo, Teresa Romano si è già distinta nella nostra #community per Talk, Expert Corner e per ultimo il progetto “Hub in Pillole”, video pillole con cui racconta le storie dei nostri coworker.

Le abbiamo rivolto alcune domande per conoscere meglio la sua storia.

teresa romano

 

Intervista di Sabrina Turturro

Teresa, sul tuo sito scrivi che La creatività non s’insegna, è in ognuno di noi. Quando hai capito che era dentro di te?

È stato un processo totalmente spontaneo, incentivato da un corso di fumetti che ho seguito presso la fumetteria Neverland: lì ho cominciato ad usare Photoshop e ad approcciarmi ai fotomontaggi. La creatività è sempre andata di pari passo con la curiosità, che mi ha permesso di spaziare in diversi contesti.

 

L’Accademia di Belle Arti di Bari poi ha fatto il resto. Sei laureata in primo livello in pittura ed in secondo in decorazione: che correlazione hanno avuto queste due discipline con la fotografia?

Ho avuto la fortuna/sfortuna di avere ben tre professori di pittura, quindi mi sono interfacciata con vari stili: pittura ad olio, cultura giapponese… poi, con la specializzazione in Decorazione, ho sviluppato uno stile molto personale. Durante questo percorso la fotografia correva sempre su un binario parallelo:  fotografavo già dai tempi del liceo, quando mi regalarono una compatta; grazie a quella, da autodidatta ho cominciato a sperimentare e pian piano ho capito che l’arte si può fare con qualsiasi cosa. Il mio stile fotografico infatti è molto introspettivo – concettuale.

 

Una delle cose che più colpisce nel tuo percorso d’artista, è la correlazione fra discipline tra loro diverse: pittura, fotografia ed infine realtà aumentata, che ad oggi accompagna i tuoi lavori sia fotografici sia video: come sei arrivata a questo ultimo tassello e come riesci a coniugarle?

È stato Marco, il mio ragazzo nonché artista lui stesso, a farmi avvicinare a questo mondo: infatti oggi offriamo un servizio come video makers ed io mi occupo della direzione della fotografia in 2D e 3D. Mi ha incuriosito il concetto di sovrapposizione: aggiungere un video all’immagine in modo da far diventare l’opera interattiva, è un po’ come farle prendere vita; non è più fine a se stessa, è piena di molto più significato.

 

Da poco hai cominciato con le consulenze per riattivare creatività. Su quale idea ti basi per dare consigli a chi vuole ritrovare o trovare la Musa?

Innanzitutto parto dal concetto di remix, basato sul modo di guardare e cambiare la propria prospettiva.  Per come la vedo io, non esistono idee nuove, tutto è già stato espresso: ma quando si comincia ad assemblare tra loro argomenti, apparentemente non correlati tra loro ecco, è proprio lì che nasce qualcosa di nuovo. Per me è un po’ alla base di tutto il processo creativo, l’assemblare cose che non assembleresti mai proprio per tirar fuori qualcosa di originale.

 

Durante tutto il tuo processo di crescita artistica, Bari è sempre stata la tua costante, diventando anche la cornice della vincita del Premio nazionale delle Arti che nel 2013 si è tenuto proprio nella nostra città. Hai mai pensato di lasciare Bari in cerca di altro?

No, non lascerei mai Bari in modo permanente. Mi piace insistere, cambiare le cose dall’interno. Tuttavia penso che il viaggio sia imprescindibile. Infatti a settembre io e Marco staremo per tre mesi a El Bruc, in Catalogna, in una residenza per artisti. Queste occasioni sono fondamentali perché ci permettono di interfacciarci con altri artisti.

 

E in questo quadro rientra anche Impact Hub, del quale sei membro da circa un anno. Come si declina lo spazio di coworking per un creativo?

È decisamente stimolante, ci si trova insieme a tante persone e aziende che hanno deciso di investire nel territorio. Da poco abbiamo cominciato l’Hub in Pillole, piccole interviste video che facciamo ai membri e questo progetto mi ha permesso di affinare la mia idea d’ispirare la gente e di far conoscere le nostre realtà. Insomma, per un creativo è il luogo adatto per sperimentare.

 

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